“Orecchio acerbo”

Le classi prime della scuola secondaria di Villasor realizzano un video sulla filastrocca di G. Rodari

Il nome “orecchio” e l’aggettivo “acerbo”, due parole molto distanti fra loro che quando si incontrano innescano una situazione fantastica: un signore maturo con un orecchio “bambino” che gli consente di capire le cose che “i grandi non stanno mai a sentire”.
Questa è la filastrocca del grande scrittore e poeta italiano G. Rodari su cui le classi prime della scuola secondaria hanno lavorato per qualche settimana durante le ore di musica.
Attraverso un processo di creazione collettiva che ha visto incontrarsi voce parlata, canto, strumento, movimento e disegno, i ragazzi hanno dato “vita” a questo testo, realizzando un video.
Una filastrocca che, solo apparentemente, è “da bambini” e che li ha portati a interrogarsi sui suoi possibili significati.
“Saper ascoltare”, come osserva M., un’alunna di una delle classi coinvolte, “non significa solo stare in silenzio e non chiacchierare”.
Ascolto è essere disposti ad accogliere, a rimanere incantati da qualcosa che accade, anche se è al di fuori delle nostre reti di significati, anche se è lontano dai nostri riferimenti e modelli culturali, dai nostri codici, dalla nostra scala di valori.
Ascolto è apertura verso l’altro da sé. Ascolto è rispetto.